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Consigli di lettura per la quarantena

21/03/2020 Giorgia Maurovich

Questo periodo di isolamento forzato è un calvario per tutti. Bombardati da riletture collettive dei Promessi Sposi e pletore di meme su Shining, veniamo costantemente ricordati del fatto che, anche nella finzione, situazioni del genere non hanno mai un lieto fine. Ma accettiamo questa sfida: per evitare di vedervi imbracciare l’accetta come Jack Torrance (o,…

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Est/ranei è lieta di annunciarvi la sua prima li

Est/ranei è lieta di annunciarvi la sua prima live indipendente!
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Per questo primo appuntamento esploreremo i paesaggi dell’Est Europa con Sara e un’ospite speciale, Maria Chiara Calvani. La sua opera va ben al di là del semplice documentario, dal momento che rielabora le esperienze vissute in modo artistico, rendendo il prodotto finale (video, audio o articolo) un’esperienza unica, capace di apportare a ogni individuo una ricchezza diversa.
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Il percorso di Maria Chiara si snoda attraverso il folklore dell’Est Europa -ma non solo- e del nuovo significato che la cultura popolare assume nella contemporaneità. Il lavoro di Maria Chiara è un’esperienza di viaggio che possiamo fare rimanendo nelle nostre case, perché la profondità della sua esplorazione è tale da fornirci un vissuto che solitamente solo un viaggio vero e proprio è in grado di darci.
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Se amate l’Est Europa e le sue tradizioni magiche e non, non perdetevi questo primo appuntamento! Ci vediamo sabato 5 dicembre alle 18 sulla nostra pagina Facebook (trovate il link sul nostro Linktree in bio)!
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Non mancate 💫

(Immagine dell'artista Alisa Goršenina)

Altra #domenicaadelphi, altro giro! Oggi parleremo

Altra #domenicaadelphi, altro giro! Oggi parleremo di letteratura yiddish con un’uscita @adelphiedizioni recentissima di quest’anno, Il mago di Lublino del Premio Nobel 1978 Isaac Bashevis Singer. Abbiamo spesso fatto riferimento al corpus letterario di Singer come “la filmografia di Woody Allen, ma senza molestie su minori”. È davvero così?
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Anche meglio, perché ne Il mago di Lublino l’influenza ebraica si sente con particolare intensità. Il romanzo ci narra la vicenda di Yasha Mazur, funambolo nel lavoro e nella vita, un individuo descritto dall’autore con forti toni caricaturali che, barcamenandosi tra crimini improvvisati, adulteri e giochi di prestigio, rappresenta una variazione di un topos narrativo tipicamente ebraico.
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La storia di Yasha, non particolarmente devoto a Dio e diviso tra la moglie Esther e ben tre amanti, è una declinazione particolarmente tragicomica delle disavventure di un personaggio che si trova in bilico tra Giobbe e la barzelletta ebraica, in un ennesimo esercizio di equilibrio tra gli estremi diametralmente opposti dell’umorismo e dell’impotenza di fronte a Dio.
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È infatti nel contesto della letteratura di lingua yiddish che le influenze più disparate si uniscono nel corpus del vissuto della comunità ebraica. In questo caso, Singer restituisce con una penna sapiente e uno humor fuori dal comune un abbozzo vivissimo della comunità ebraica di Varsavia dell’epoca.
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Descritta così, la storia di Yasha sembrerebbe poco seria, ma non lasciatevi trarre in inganno: sarà nella morale e nell’epilogo del romanzo, in contrasto diretto con la quasi leggerezza dell’intreccio, che si riscontrerà un aspetto più intimo della vita dell’autore, ossia il complicato rapporto di Singer con la propria spiritualità.
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Lo scrittore, cresciuto vicino a Varsavia in quella che era la Polonia sotto l’impero russo, crebbe in una famiglia ortodossa. Allontanatosi dai genitori e abbracciato lo scetticismo religioso, coltivò tuttavia una mistica tutta propria, basata su un rapporto privato e intimo tra l’individuo e una divinità inconoscibile, ma esistente con mille volti diversi, e sarà proprio l’incontro con uno di questi a cambiare per sempre Yasha.

Endre Ady fu un bastian contrario della poesia ung

Endre Ady fu un bastian contrario della poesia ungherese. La sua poetica però non si basava semplicemente sull'opposizione al canone classico ungherese ed europeo, ma sullo sconvolgimento e il rinnovamento di quest'ultimo.
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La sua stessa nascita, che avvenne nel 1877, fu caratterizzata da una sorta di predestinazione: venne alla luce con un dito in più. Per la cultura ungherese, che è di matrice sciamanica, quell'osso superfluo era un segno divino. Il dito venne fasciato a un altro e col tempo il difetto svanì, ma con esso non svanì quella predestinazione.
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Iniziò con la carriera da giornalista una volta stabilitosi a Nagyvárad, all'epoca uno dei centri culturali dell'Ungheria. È in questo florido contesto che inizia a farsi strada come poeta, animando una poetica irruente e violenta, in cui si scagliava contro i grandi i simboli nazionali e la decadenza degli ambienti intellettuali.
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Era una sorta di anti-Petőfi: disdegnava la gentilezza a favore di un amore fatto di lotte feroci, che terminavano con la morte di entrambi gli amanti. Era in contrasto con la Patria, che definiva "paese traghetto" in continuo movimento da una sponda all'altra, senza riuscire mai ad approdare a una soluzione definitiva. Allo stesso tempo però, confessa il suo amore viscerale per la sua terra, vedendo se stesso come un sasso che, per quanto scagliato lontano, torna sempre sul suolo a cui appartiene.
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Ady riporta la poesia a uno stato di sacralità in cui il poeta è un profeta che guida i popoli verso il progresso e l'emancipazione. Questo suo messianesimo divenne la colonna portante della sua poetica, che diede vita a straordinari componimenti con una grande carica evocativa, in cui eserciti galoppano per spazzare via tutto ciò che è vecchio e che tiene incatenato l'ingegno umano.
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Quando morirà nel 1919, verranno organizzati funerali di stato e sarà il primo poeta seppellito in pompa magna (oltre a lui verranno seppelliti Kalmán Mikszáth e Mór Jókai).
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Ady è un poeta difficile, non per lo stile e per il linguaggio, ma per la potenza del suo immaginario. Non ci si può però approcciare alla poesia ungherese senza passare prima dalla sua opera.

È domenica, e come ogni #domenicaadelphi ci trova

È domenica, e come ogni #domenicaadelphi ci trovate qui con dei buoni consigli per contrastare il massiccio spam di libri di Kundera pronti ad assalirci aprendo il tag.
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Oggi è la volta di Joseph Roth, scrittore e giornalista di inizio Novecento nato ai margini dell’Impero asburgico: imperdibile nostalgico della finis Austriae nelle parole di alcuni, unico vero Roth per altri, ma la definizione di caposaldo della letteratura mitteleuropea mette d’accordo tutte le fazioni.
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Confessione di un assassino è, come potrete intuire dalla copertina, un giallo, di cui però conosciamo subito il colpevole. Pubblicato nel 1936, è stato anche definito “il romanzo russo di Roth” per le tinte cupe e per gli echi dostoevskiani delle sue riflessioni sul Male. Pur troppo breve per scavare appieno nel torbido del maestro russo, il romanzo di Roth ci illustra una faccia del male rimasta ancora inesplorata, quella della sua carica erotica.
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In un ristorante di Parigi, luogo di ritrovo prediletto dell’emigrazione russa, l’ex agente Golubčik rievoca tra sogno e follia la propria vita e i propri delitti. A Parigi il tempo si ferma, l’orologio non ticchetta, la strada rimane muta ad ascoltare. Con intuizioni sul Diavolo, descrizioni di vizi e abitudini dei “suoi” russi e una catabasi interiore che scandaglia l’ambivalenza di chi, quel Male, lo commette e lo subisce, Roth racconta la vertigine del delitto dal principio alla fine, dalla seduzione all’espiazione.
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Un autentico capolavoro in meno di duecento pagine, perfetto per chi vuole assaporare il brivido dell’Ottocento russo ma non ha il tempo o il coraggio di affrontare volumi troppo corposi.

Non solo manifestanti che ballano davanti alla pol

Non solo manifestanti che ballano davanti alla polizia, facciamo anche contenuti seri: l’avevamo già comunicato nelle storie, ma domani sera alle 21:00 saremo in live su Twitch con @myssborg per fare il punto della situazione in Polonia!
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Per Est/ranei ci saranno la nostra ceo e memer @controteorica, che spiegherà l’azione svolta dai collettivi partendo dal sostrato culturale su cui vanno a colpire gli atti più simbolici; e @alessiomann, che parlerà del contesto politico del Paese degli ultimi decenni, delle proteste vissute di persona a Poznań e delle testimonianze che abbiamo raccolto.
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Insieme a loro avremo un’ospite speciale, @p.s.sofia, studentessa di giurisprudenza e responsabile del gruppo giovani di Amnesty Latina, che parlerà della questione giuridica dell’aborto in relazione al diritto internazionale, agli accordi e ai diritti umani.
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Insomma, non l’Aborcyjny Dream Team ma quasi, dai! Vi aspettiamo ⚡️

Polacchi: che cosa sanno? Conoscono le cose? Scopr

Polacchi: che cosa sanno? Conoscono le cose? Scopriamolo!
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Questa sera su estranei.org facciamo il punto della situazione, ma non lo facciamo da soli: dopo un veloce riassunto delle puntate precedenti a opera di @francescopp__, giunge a dire la sua nientemeno che la gioventù polacca.
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Se ben ricordate, nelle scorse settimane avevamo creato un Google doc per raccogliere testimonianze di prima mano dalle proteste in Polonia. Le risposte, c’è da dire, sono state molto variegate: da compagne militanti ai complottisti e ai PiSsiani incalliti, passando per papiri di letteralmente due pagine sull’eugenetica.
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Ciò nonostante, riteniamo che il mosaico di testimonianze che abbiamo selezionato e tradotto sia in grado di restituire uno spaccato molto valido ed eterogeneo di quelle che sono opinioni, le inclinazioni, i miti culturali e i punti di vista della società polacca.
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Trovate il link in bio! ⚡️