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    Le anteprime del Trieste Film Festival 2021

    26/02/2021 Viktor Toth

    Circa un mese fa iniziava, questa volta online, la trentaduesima edizione del Trieste Film Festival, l’evento cinematografico italiano maggiormente incentrato sul cinema dell’Est Europa. Pur essendo stata un’edizione virtuale (nel formato ormai collaudato e utilizzato anche da altri festival), si è reso disponibile un catalogo davvero nutrito di film e documentari in anteprima nazionale, tanto…

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    Faruk Šehić ed Elvira Mujčić: hai mai guardato la Bosnia con gli occhi di una donna?

    19/01/2021 Sara Latorre

    Faruk Šehić ed Elvira Mujčić parlano del mondo in cui vivono. Elvira Mujčić è nata a Loznica, in Serbia, nel 1980, ma fino all’inizio della guerra del 1992 ha vissuto a Srebrenica. Questo fatto apparentemente insignificante condizionerà fortemente la sua vita e quella dei suoi cari, motivo centrale del romanzo Dieci prugne ai fascisti (pubblicato…

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    Folklore e viaggi dall’Europa dell’Est: intervista a Maria Chiara Calvani

    17/01/2021 Sara Treviglio

    Il 6 dicembre 2020 ha avuto luogo la nostra prima intervista in diretta, in cui abbiamo avuto la possibilità di dialogare con l’artista Maria Chiara Calvani. Grazie a questo incontro virtuale abbiamo potuto osservare le terre dell’Est Europa, in particolare i Balcani, attraverso uno sguardo inedito. Maria Chiara ci ha spiegato come il processo creativo…

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    Il corpo femminile come trincea: le vittime invisibili delle guerre jugoslave

    12/01/2021 Sara Deon

    Chi ha osservato in presa diretta le guerre jugoslave dall’altro lato della Cortina di Ferro ricorda le immagini dei telegiornali. Uomini ridotti a scheletri nel campo di concentramento di Omarska, non dissimili dai Muselmann dei lager nazisti, a meno di cinquant’anni da quel genocidio che si riteneva impensabile potesse riproporsi nel cuore dell’Europa del Novecento.…

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    WR: da Belgrado a New York tra orgasmo e rivoluzione

    25/05/2020 Giorgia Maurovich

    Buio. Inizia tutto nel respiro cosmico del blu oltremare. Silenzio, poi un battito del cuore, poi una pulsazione stabile che si fa via via più forte nei titoli di testa. Leggiamo di Wilhelm Reich, di paura della libertà, paura della verità e dell’amore, ma leggiamo anche e soprattutto tre parole: gioia di vivere. A oltre…

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    Vergine giurata: una riflessione sul film di Laura Bispuri

    01/04/2020 Sara Treviglio

      Riuscite a recuperare, in quel trambusto di sfumature lasciato dai vostri sogni, una visione? Come di un sovrapporsi di lenti colorate che si scontrano all’orizzonte formando nuovi mondi. Se avete fatto un sogno simile, sarà più semplice per voi capire la difficoltà del tracciare un profilo coerente e omogeneo dell’Albania. Una tale impresa è…

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© Est/ranei 2020. Theme created By Lucid Themes

Ingannati dalla velocità della storia, ci sembra Ingannati dalla velocità della storia, ci sembra di vivere in un tempo governato da nuovi poteri e nuovi sentimenti. In pochi sono capaci di vedere quella moltitudine di ferite ancora aperte sotto la pelle del mondo.
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Fra quei pochi, il cui sguardo attraversa il corpo senza tagliare, c'è lo scrittore russo Sergej Lebedev. Fra i più acuti e profondi osservatori del suo -ossia del nostro- tempo, ha saputo cogliere quelle ombre del vecchio regime che ancora non permettono al suo paese, la Russia, di riprendersi completamente.
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Come in un albero dalle radici immerse in un terreno melmoso, Lebedev osserva i sussulti del tronco (il nostro mondo attuale), che potrebbe cadere da un momento all'altro. Nato a Mosca nel 1981, Lebedev racconta una Russia attuale, e riflette su come questo paese sia ancora in cerca della sua forma più autentica.
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Per questo motivo vi segnaliamo l'imperdibile lettura Il confine dell'oblio, edito da @keller_editore, un racconto che si dipana tra i concetti di tempo, memoria e oblio. Se volete approfondire l'opera, ce ne parla nell'articolo di oggi @poshlost._ .
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Link al solito posto che tanto ormai lo sapete
Signore e signori, ma soprattutto mule e muli, con Signore e signori, ma soprattutto mule e muli, con un mese di ritardo siamo qui con la carrellata di consigli cinematografici sul @triestefilmfestival a opera di @east.euro_flicks , il nostro cinefilo di fiducia!
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Dall’emigrazione kosovara in Germania alla Georgia rurale, sette delle pellicole che più vale la pena recuperare, tra cui si contano anche Beginning, il film vincitore del TSFF32, e Otac, vincitore del premio del pubblico.
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Presto arriverà un altro speciale su Wild Roses, la rassegna di quest’anno, ma se non avete seguito il festival, avete la serata libera e siete brutte persone che se ne infischiano della legge, abbiamo degli ottimi suggerimenti per i prossimi film da scaricare in torrent sui siti disdicevoli.
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Prima di correre verso la baia dei pirati, però, non fate i mascalzoni e date un’occhiata all’articolo di Viktor! Link in bio o su estranei.org 🌝
Sulla scia dell’esplorazione dell’identità eb Sulla scia dell’esplorazione dell’identità ebraica in letteratura nell’Europa centrale e orientale inaugurata dalle amiche e dagli amici di @andergraund_rivista (a tal proposito, non perdetevi la diretta stasera alle 20:30 sulla loro pagina fb), ci inseriamo anche noi con un pezzone di @alessiomann sulla frammentazione dell’identità dell’uomo moderno nell’opera di Kafka e Roth.
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Partendo da un lavoro di comparatistica tra La metamorfosi e Il peso falso, Alessio ripercorre nella biografia e nella poetica dei due autori le diverse declinazioni della figura dell’ebreo nell’Impero austro-ungarico, di cui Roth e Kafka, l’uno dalla Galizia e l’altro abitante della Praga multietnica, sono incarnazioni complementari.
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Oltre alla ricerca sull’identità ebraica, l’articolo si concentra sulla trasformazione dell’identità individuale e collettiva dalla modernità alla postmodernità, di cui Kafka e Roth sono anticipatori.
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Trovate come al solito l’articolo al link in bio o su estranei.org!
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(Immagini del post non direttamente correlate volevamo soltanto fare shitposting su Kafka che ha problemi col padre vuole fuggire e non sa scegliere la best girl™️ tra Felice e Milena)
Nel 1987, grazie all’estro artistico di quel fut Nel 1987, grazie all’estro artistico di quel futuristico con i baffi che vedete nella seconda slide, esce una delle canzoni più conosciute del nostro amato sovietpop, che consacra questo gruppo a un grandissimo successo in Russia (ma non solo): si tratta degli Альянс (Al’jans) con la loro “На заре” (“Na zare”, “All’alba”), successivamente inserita tra i migliori 100 brani rock russi.
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Il ritorno in auge della canzone, come anche del gruppo, è dovuto al ritorno in scena degli Alyans negli ultimi anni, in particolare grazie alla loro attività sui social media e alla pubblicazione di un nuovo album nel 2020, Космические сны (Kosmičeskie sny, “Sogni spaziali”). La clip ufficiale di На заре è stata ripostata a distanza di anni dallo stesso tastierista Oleg Parastaev, dopo averlo ritrovato nei meandri dei suoi archivi; l’interesse e l’euforia del web sono subito schizzati alle stelle: le diverse versioni del video contano ora milioni di visualizzazioni.
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Il gruppo vanta una lunga esperienza, partita nel 1981 con la formazione iniziale composta da Sergei Volodin, Igor Žuravlev, Andrej Trumanov e Vladimir Rjabov. I giovani si muovono attraverso diversi generi, tra cui il reggae e lo ska, ma la vera svolta, seppur breve, si ha nell’’86con l’arrivo di Parastaev e Gavrilov alle tastiere, che conferiscono agli Al’jans quel tipico sound elettronico grazie al quale oggi vengono ancora riconosciuti.
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Nell’’88 Žuravlev e Parastaev lasciano il gruppo, perché il resto dei componenti decise di orientarsi più su sonorità più “rock”.
I cambi di formazione negli anni non sono stati pochi: proprio per questo motivo il gruppo ha avuto enormi difficoltà nel rimanere unito, portando così a continui rimescolamenti e riunioni, fino ad arrivare allo scioglimento ufficiale.
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A partire dal 2008 però la band ricomincia ad esibirsi in Russia, fino ad arrivare alla pubblicazione del nuovo album nel febbraio del 2020. Nello stesso giugno 2020 Oleg Parastaev, principale gestore dei contenuti del gruppo sul web e vera anima di На заре, muore all’età di 61 anni.
Distruggere le cariatidi e le torri d’avorio del Distruggere le cariatidi e le torri d’avorio della tradizione per creare un’arte nuova è il credo di ogni movimento d’avanguardia, fenomeno che ha sconvolto definitivamente i concetti estetici europee. Tra le forme in cui si fa imperante questa esigenza, un ruolo di primaria importanza è stato svolto dalla pittura. Mentre a Parigi dalle ceneri del dadaismo e del cubismo si faceva largo il surrealismo, nella Cecoslovacchia interbellica nasceva l’artificialismo.
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Trattandosi di un movimento artistico connesso al poetismo e al gruppo Devětsil, il principio fondamentale è quello dell’annullamento di ogni separazione tra la figura dell’artista e quella del poeta. Il fine è lo stesso: creare una Poesia per tutti i sensi. Jindřich Štyrský rappresenta, insieme a Toyen, uno dei massimi esponenti dell’artificialismo ceco. Se con il cubismo, a detta di Apollinaire, la semplice concezione diventa creazione, con l’artificialismo si giunge alla Poesia nella sua forma più pura.
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Incantato dal cielo del Montparnasse e dalle correnti della Vltava, nonché dal fascino di Praga, Štyrský realizza opere in cui i protagonisti passano dall’essere espressioni dell’interiorità e del sogno a giocosi clown e saltimbanchi. Tra sperimentazioni e sintesi artistiche, tra cui quella del fotomontaggio, egli ricerca continuamente un modo per elevare l’opera al di là della mera e semplice riproduzione. Esuberante, profano e provocatorio, Štyrský non si limita a superare la tradizione, ma ne distrugge ogni possibile rimasuglio.
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Se volete scoprire di più riguardo l’artificialismo e l’opera di Jindřich Štyrský vi rimandiamo all’articolo di @matrinamecco sul nostro sito! Link in bio ⚡️
Nella costante attesa che si possa riprendere a vi Nella costante attesa che si possa riprendere a viaggiare, vi facciamo scoprire un nuovo posto da non perdere! Quello in foto è il Museo delle arti applicate di Budapest in Üllői út, uno degli edifici art nouveau più originali d’Europa.
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La particolarità dello stile secessionista ungherese, che come gli altri movimenti analoghi abbracciava diverse discipline artistiche, si ebbe nella commistione unica tra Jugendstil e influssi turchi e orientali, che in architettura fiorì grazie all’apporto e al genio visionario di Ödön Lechner, noto come il Gaudí ungherese.
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Se però l’oggettistica è osservabile principalmente nel museo della secessione sito in Honvéd utca, si può ammirare la magnificenza dell’architettura secessionista in molti edifici della capitale, dai Bagni Géllert all’Accademia Liszt.
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Il museo offre una collezione di varie tecniche artistiche, dal design di mobili all’artigianato, dal vetro ai tessili, ma il pezzo forte della struttura è proprio il progetto dell’edificio in sé. Al momento (ormai da qualche anno, in verità) è chiuso per restauro, ma alla riapertura vi consigliamo caldamente di visitarlo!
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Lo conoscevate? Ci siete mai stati?